Dettaglio del progetto
Descrizione del progetto
CARLO VANONI
Critico d’arte
Da circa vent’anni mi occupo d’arte.
Ho conosciuto molti pittori importanti, scritto testi per i loro cataloghi, allestito mostre e venduto quadri a collezionisti di tutta Italia. Tuttavia i miei studi sull’arte li ho affrontati da autodidatta, avendo studiato un’altra materia, a me molto cara, e cioè la sociologia.
Il titolo della mia tesi di laurea era: “Struttura socio educativa e volontariato; ipotesi per un’altra integrazione”. Trovarmi qui a scrivere per questa mostra, significa dunque unire due mondi a me molto cari: la sociologia e la storia dell’arte.
Avevo svolto attività di volontariato presso l’ANFFAS di Brescia per tre anni e poi, essendomi trasferito a Desenzano, ho continuato a farlo nella sede di questa città.
Luca Dall’Olio, pittore bresciano di fama nazionale, era venuto con me un pomeriggio di un anno fa, curioso di conoscere in cosa consistesse l’attività di volontario. Nasce proprio quel giorno l’idea di proporre un incontro con la pittura, subito appoggiata con grande entusiasmo dagli educatori e dalla direzione. E così, a partire dalla settimana successiva, ci siamo messi al lavoro allestendo un vero e proprio atelier, con tanto di colori acrilici, pennelli, grembiuli, musica di sottofondo e soprattutto molta euforia.
Settimana dopo settimana abbiamo visto aumentare il numero degli artisti e dei quadri realizzati, arrivando nel giro di qualche mese a una quarantina di opere.
Ma come si svolgevano questi incontri? Che cosa accadeva nell’atelier? Che tipo di metodo veniva adottato?
A questo punto intervengo in veste di critico d’arte e lo faccio citando due grandi artisti del secolo scorso, Joseph Beuys e Pablo Picasso. Il primo diceva: “Ogni essere umano è un artista”. Il secondo: “Ci vuole tutta la vita per diventare bambini”.
Seppur distanti nel genere e anche nell’età, i due volevano dire la stessa cosa: riscopriamo la naturalezza che è in noi, tiriamola fuori, facciamola diventare gesto pittorico o scultoreo, cerchiamo di divenire ciò che siamo, impariamo e poi dimentichiamo, perché l’arte non conosce limitazioni e neppure etichette. L’arte non sa di essere figurativa o astratta.
Luca ed io abbiamo fatto tesoro di queste indicazioni e ci siamo comportati di conseguenza.
Il nostro compito è stato quello di osservare gli artisti dipingere, chiedendo loro quale colore desiderassero utilizzare, ma senza mai intervenire per correggere, migliorare o modificare ciò che veramente sentivano di fare. Luca avrebbe potuto disegnare e affidare a loro il semplice colorare, io avrei potuto indicare soggetti da rappresentare, ma abbiamo preferito osservare e assecondare ogni tema che loro volevano realizzare. E queste rime baciate che qui sopra ho adoperato non sono casuali, ma, come in una filastrocca, mi servono per rendere l’idea del clima che si era creato: tutto si è svolto in armonia e con grande naturalezza. Alla fine siamo rimasti senza parole quando abbiamo visto i dipinti incorniciati: erano davvero dei piccoli capolavori. Lì dentro c’è tutto, dall’impressionismo ai linguaggi gestuali del dopoguerra, dalla pittura naive all’astrattismo, al punto che sarebbe stato bello esporre queste opere vicino alle riproduzioni dei quadri più importanti del ventesimo secolo, accostando Picasso e Van Gogh ai nostri amici artisti.
Chissà, potrebbe essere lo spunto per la prossima mostra…
Intanto guardiamoci questa e lasciamoci trasportare dalla naturalezza e dalla bellezza dei dipinti.
Ho preferito parlare fino ad ora di artisti perché il loro porsi davanti alla tela bianca è stato veramente di tipo artistico. Voglio dire che i nostri incontri non nascono come corso di pittura o passatempo a livello di arti applicate. Nell’atelier ognuno ha realizzato quello che dentro di sé sentiva. E’ quindi possibile imbattersi in cieli rossi e fili d’erba blu, scarabocchi che sembrano fuochi d’artificio e case senza porte né finestre, persone senza occhi alte quanto gli alberi, alberi viola, fiori più grandi del sole, arcobaleni fuori posto e altre meraviglie.
Vorrei terminare questo mio intervento riportando un breve aneddoto.
Molto tempo fa, un mio amico pittore, era stato invitato in una scuola elementare per parlare di pittura. Con sé aveva portato i suoi quadri, un po’ figurativi e un po’ astratti. In uno di questi aveva dipinto una casa senza il tetto. Un bambino ha alzato la mano e gli ha chiesto il perché di quella casa senza tetto. Il mio amico pittore ha sorriso e poi ha risposto così:
“Perché nei miei quadri non piove mai”.
E questo, se mi permettete, è il vero miracolo dell’arte.
LUCA DALL’ OLIO
Artista
Che bello scoprire qualcosa…
Mi è successo…
Ho incontrato una splendida realtà fatta di sentimenti, emozioni e amore; un’esperienza che arricchirà sicuramente il mio “bisogno di vita”.
La mia meraviglia è iniziata nel momento in cui ho incontrato la passione che lega gli operatori dell’ANFFAS ai nostri artisti ed è continuata quando ho visto nascere i primi dipinti.
Naturalezza, espressione e soprattutto purezza degli stati d’animo venivano tradotti in segni e colori.
E’ proprio vero…non si finisce mai d’imparare. Bisogna solo avere umiltà, consapevolezza e curiosità nei confronti del prossimo.
Tutto questo mi ha portato a conoscere un’espressione “artistica” inaspettata.
Grazie a tutti voi.